Negli ultimi anni, con le riforme dello sport e i chiarimenti Inps, è diventato più chiaro chi deve versare contributi previdenziali nel mondo sportivo e secondo quali regole. Non tutti sanno che anche chi opera in ambito dilettantistico può essere soggetto a obblighi contributivi, ma con regole agevolate e limiti specifici. Al tempo stesso, per gli sportivi professionisti valgono regole speciali in materia di pensione, con requisiti diversi sia per il sistema contributivo che per il sistema retributivo.

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A chi si applicano i contributi Inps sportivi?

Per i lavoratori sportivi professionisti, le norme previdenziali specifiche prevedono l’iscrizione al Fondo Pensioni Lavoratori dello Spettacolo e Sportivi Professionisti (FPSP / FPLS), con contributi calcolati secondo aliquote e modalità particolari. Chi ha contratti subordinati, parasubordinati o autonomi nel settore sportivo rientra in queste regole.

Nel dilettantismo, i contributi entrano in gioco soprattutto per i collaboratori sportivi (co.co.co., collaborazioni, autonomi) che percepiscono compensi. Secondo la normativa attuale. L’aliquota Inps per tali collaboratori sportivi è pari al 25 % sull’imponibile contributivo eccedente 5.000 euro annui.

A queste voci si aggiungono contributi aggiuntivi per malattia, maternità, copertura ISCRO che complessivamente portano l’aliquota effettiva da versare intorno al 26,07 %.

Fino al 31 dicembre 2027, per queste categorie, l’imponibile contributivo si calcola sul 50 % dell’imponibile effettivo, per agevolare la fase transitoria.
Inoltre, chi ha un reddito inferiore o pari a 5.000 euro annui spesso è esente dall’obbligo contributivo in questa modalità, poiché la soglia iniziale non è soggetta a versamenti obbligatori.

Le associazioni sportive dilettantistiche (ASD, SSD) possono partecipare anche a bandi per contributi a sostegno degli oneri previdenziali, dove lo Stato rimborsa i contributi che le ASD hanno versato sui compensi dei collaboratori sportivi.
Sport Governo

Pensioni per sportivi: contributivo, retributivo, età, requisiti

Nel mondo sportivo si applicano normative speciali con differenze tra vecchie contribuzioni e nuove.

Sportivi professionisti: per chi ha versato contributi prima del 1996, è prevista una combinazione tra retributivo e contributivo nel calcolo della pensione. Chi ha invece il primo accredito contributivo dal 1° gennaio 1996 segue il sistema contributivo puro.

Uno dei requisiti essenziali è il raggiungimento dei 5.200 contributi giornalieri (corrispondenti a 20 anni) con qualifica di sportivo; questi 5.200 giorni possono includere anche periodi accreditati figurativi (es. maternità, servizio militare) e versamenti volontari.

Ad esempio, gli sportivi con contributi prima del 1996 hanno un’età pensionabile ridotta rispetto al regime ordinario.
Per chi ha iniziato dopo il 1° gennaio 1996, uno scenario tipico è ottenere la pensione di vecchiaia con almeno 20 anni di contributi e il requisito anagrafico (attualmente circa 67 anni, ma soggetto ad adeguamenti), oppure in alternativa accedere a modalità anticipate in presenza di condizioni particolari.

Nel caso di pensione anticipata, valgono le regole generali Inps per i lavoratori dipendenti e autonomi (41 anni e 10 mesi di contributi per le donne, 42 anni e 10 mesi per gli uomini), quando la normativa lo consente.

Contributi sportivi anche per i dilettanti?

Coloro i quali hanno versato contributi nella forma dei collaboratori sportivi (gestione separata sportiva) concorrono al montante contributivo come qualsiasi altro lavoratore autonomo/parasubordinato, secondo quanto versato (con agevolazioni fino al 2027). Tali periodi contribuiscono alla pensione solo nella parte contributiva.

Se quel montante è sufficiente per raggiungere i requisiti delle pensioni ordinarie (vecchiaia o anticipata), possono essere considerati validi anche questi anni sportivi, ma non esistono regole speciali “solo per il dilettantismo” che riducono ulteriormente i requisiti.

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Articolo aggiornato il 20 Ottobre 2025 da Stefano Mastrangelo

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