Domanda di difficile risposta; nel momento in cui scrivo, l’Oms ha dichiarato da pochi giorni la Pandemia. Il virus ha cioè ormai una diffusione mondiale, non è circoscritta a singole aree del mondo.
A distanza di poche ore l’uno dall’altra si susseguono interventi e notizie su chiusure di confini nazionali, restrizioni di movimenti personali e quant’altro abbiamo imparato a conoscere in questi giorni. Dall’Europa (attuale epicentro della pestilenza) agli Stati Uniti ad altre situazioni nel mondo.
Covid_19 e le prime conseguenze economiche
La più immediata conseguenza di natura economica, come ho potuto scrivere anche su questo portale, è legata alla contrazione dei consumi. In particolare quelli del terziario. Un risultato ovvio e conseguente alla chiusura forzata di cinema, bar, ristoranti e molti altri esercizi. A questo aggiungo la cancellazione di eventi di ogni natura: sportivi, fieristici, congressuali. Il settore turistico, infine, è entrato in un tunnel che di fatto cancellerà una intera stagione, quella primaverile, sperando di salvare, più avanti quella estiva. Le compagnie aeree, gli operatori del turismo, i produttori di carburante, hanno davanti mesi di guadagni in picchiata.
Fatta questa premessa, vediamo come e quando si potrà uscirne: è
presumibile pensare, come avvenuto in altre crisi similari, che a
distanza di pochi mesi dal picco dei contagi, i mercati finanziari
e il regime produttivo possano tornare gradualmente ma
costantemente ai livelli pre-crisi. D’altronde è così che è andata
in occasione di epidemie simili, come Sars o influenza Suina.
La stessa Cina, o la Corea del Sud, che hanno in questo
momento invertito la curva dei contagi da Covid 19, stanno
(a distanza di 50 giorni dall’inizio della loro emergenza)
riattivando lentamente le attività precedentemente sospese.
A questo punto quindi, la priorità è contenere il contagio, cosa che permetterà di riattivare poi le attività e il ritorno ad una graduale normalità.
La diffusione del virus, si arresta, banalmente, lasciandolo
morire nei corpi di coloro che sono già infetti, senza
dargli la possibilità di “saltare” su altri due tre o dieci
corpi, avviando così il dilagamento.
Ecco perché gli appelli alla distanza sociale, restare a casa
quanto più possibile, isolarsi assolutamente in caso di sintomi
influenzali ecc., diventa la priorità. Coloro che sono già stati
contagiati (anche se asintomatici) in questo caso resteranno
isolati, lo sconfiggeranno o saranno curati; comunque il virus
finirà il suo viaggio nel loro corpo senza attaccare altri
uomini.
Tra un paio di settimane (ultimi giorni di marzo) si potranno fare
i conti di questa politica di contenimento nelle varie aree di
contagio.
Se i risultati saranno incoraggianti, magari uniti a miglioramenti
di natura sanitaria (cure attraverso farmaci, sperimentazione del
vaccino, implementazione delle terapie intensive) si potrà iniziare
a programmare l’uscita dal tunnel, ottimisticamente per fine
aprile/maggio. Il resto come detto, verrà rapidamente.
Certo in tutto questo periodo ci vorrà uno sforzo pubblico
enorme: per sostenere il reddito di famiglie ed imprese,
far veicolare la liquidità verso milioni di piccole e medie aziende
dalle entrate azzerate o quasi, coprire gli innumerevoli ritardi
nei pagamenti verso la pubblica amministrazione ecc. Insomma
interventi immediati e futuri di natura pubblica, simili per certi
versi a quelli utilizzati dopo le guerre.
In sostanza quindi se è CERTO che la crisi finirà, ci sono due
variabili fondamentali per sapere come e quando ci arriveremo. La
prima è di natura prettamente sociale: STARE a CASA per agevolare e
accelerare il contenimento e l’allungamento dei tempi di
diffusione. Seconda variabile: le risposte che la politica, a
livello nazionale e sovra nazionale, vorrà e potrà dare.
Il G7 si riunisce in video conferenza proprio il 16 marzo. Poi
toccherà a Banca Centrale Europea (che dovrà necessariamente
cambiare la propria politica di intervento per sostenere le banche
nell’opera di fornitura di liquidità per i singoli paesi). Altri
attori, come Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale,
Commissione Europea, avranno sicuramente possibilità di
intervenire. Quindi allo stato attuale, si può solo attendere e poi
valutare settimana dopo settimana, quando tornare alla normalità e
quali risposte a seconda della situazione, saranno decise.
In questo momento cosa fare dei propri investimenti?
Dove mettere al sicuro il proprio denaro?
Su questo tema mi sento di poter tranquillizzare circa le paure di
questi giorni. Se è giusto avere paura del virus e della sua
diffusione nel breve periodo, è irrazionale temere per i mercati e
per l’economia sul lungo termine. Le profonde discese dei mercati
finanziari delle ultime settimane, non appena sarà superata la
crisi, si trasformeranno in rialzi, come sempre. Chi ha scommesso
sull’economia mondiale, non ha mai perso sul lungo termine, nemmeno
dopo l’11 settembre o la crisi mondiale del 2008 o dopo fallimenti
di intere nazioni e settori.
Sono state già avviate una serie di misure che daranno ossigeno ai
mercati, e altro avverrà nei prossimi giorni, come sarà utile il
calo del prezzo del petrolio. Quindi non siamo al crollo del
sistema, né alla fine dei meccanismi di crescita economica come li
conosciamo.
Anzi, per assurdo, le statistiche e la storia dicono che,
chi investe sui mercati azionari in momenti come questi, ha
la possibilità di ottenere le migliori crescite di valore a
distanza di 1 o 2 anni. L’umanità e l’economia non
finiranno col virus, e questo rallentamento, per quanto resterà nei
libri di storia e nella nostra memoria, sarà la premessa di nuovi
assestamenti e nuove crescite.
Le crisi sistemiche avvengono mediamente una volta ogni 3-5 anni e
cali dei mercati fino al 30/35% per brevi periodi non sono
l’Apocalisse, ma momenti di un processo generale di crescita.
Chi invece ha bisogno, anche per l’incertezza economica delle
attuali settimane, di proteggere la propria liquidità per integrare
il reddito, deve lasciare i soldi sul conto corrente,
perché nel breve ci sarà molta volatilità o necessità di
interventi che rendono incerto anche l’andamento di titoli di stato
e obbligazioni, soprattutto in presenza di tassi molto bassi.
Lasciare sul conto corrente (di banche molto solide) il denaro che
potrebbe servire in queste fasi.
Investire il resto, con orizzonte verso i prossimi anni,
naturalmente diversificando quanto più possibile in tutto il mondo
ed in tutti i settori. Con alcune aree geografiche ed alcuni
settori (si pensi ad alcune aziende farmaceutiche,
all’organizzazione dello smart working) che in questo momento
storico e presumibilmente nelle prossime settimane, potranno
diventare oggetto di importanti investimenti per un ulteriore
sviluppo socio-economico.
Quindi, passata la crisi sanitaria, il ritorno alla vita normale
sarà misurabile nell’arco di pochi mesi, e ciò dipenderà
soprattutto dalla forza e rapidità delle scelte politiche dei
singoli paesi e delle istituzioni internazionali (ma avere
da parte liquidità per questi mesi sarà importante); mentre la
crescita economica globale di lungo termine non è in discussione, a
prescindere dalla profondità e durata della crisi.
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Articolo aggiornato il 3 Marzo 2023 da Stefano Mastrangelo
