Come ci controlla il fisco italiano: verifiche e controlli

Articolo aggiornato il 13 Gennaio 2020 da Stefano Mastrangelo

Come ci controlla il fisco italiano: verifiche e controlli strumentali

L’evasione fiscale italiana rappresenta il problema principale di qualsiasi governo in carica, perché il suo valore ammonta a circa 125 miliardi di euro. Ma come ci controlla il fisco italiano?

Come ci controlla il fisco italiano: organi di controllo

Il sistema italiano fiscale è sistema complesso, fatto soprattutto di autodichiarazioni da parte delle imprese e dei cittadini. Infatti, ogni anno, siamo noi contribuenti a dichiarare il nostro reddito di lavoro dipendente, autonomo o reddito d’impresa.

Molti altri soggetti, non hanno un comportamento lecito o credono di fare i “furbetti”, commettendo reati fiscali di evasione totale o  parziale o elusione fiscale (porre in essere atti o negozi giuridici per ridurre l’obbligo fiscale). La differenza sostanziale tra evasione fiscale totale o parziale (omissione dell’obbligo tributario in tutto o in parte) ed elusione fiscale, è che la prima è perseguibile penalmente (nei casi più gravi), mentre la seconda è costituita solo da un illecito amministrativo.

Gli organi di controllo nei confronti degli evasori fiscali sono:

Quali sono i controlli del fisco?

L’Agenzia delle Entrate, attraverso l’anagrafica tributaria e l’anagrafe dei conti correnti postali e bancari può inviare al contribuente:

  • comunicazione di irregolarità;
  • verbali di contestazioni;
  • avvisi di accertamenti;
  • controlli e verifiche fiscali esterne;
  • tax compliance (collaborazione tra agenzia e contribuente, con un’adesione volontaria del cittadino evasore dopo la contestazione del fisco).

Il nucleo speciale entrate delle Guardie di Finanze, nato nel 2014, si occupa principalmente:

  • dei grandi evasori nazionali e transazionali;
  • di analisi e di investigazione finanziaria ed economica, in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate;
  • di imposte dirette e di IVA;
  • delle imposte sulle accise e delle imposte sui consumi;
  • delle imposte sui giochi, delle scommesse e dei concorsi nazionali.

L’agenzia entrate di riscossione, nata il primo luglio 2017, invece si occupa del recupero delle somme evase attraverso:

  • il pignoramento, anche sui conti correnti postali e bancari;
  • i fermi amministrativi, come l’auto;
  • le ipoteche immobiliari.

L’azione di questa agenzia riscossione avviene solo dopo un’azione bonaria preventiva da parte dell’Agenzia delle Entrate, degli Enti locali o di altri organismi pubblici.

Come ci controlla il fisco italiano: banche dati del fisco

Il Fisco ci controlla attentamente, nel momento in cui, presentiamo una dichiarazione fiscale (modello Isee, 730, Unico, modello 770, Liquidazione Iva, spesometro), apriamo un conto corrente o depositiamo dei soldi ed anche attraverso il controllo del nostro tenore di vita, molte volte resa visibile sui nostri social network.

Grazie all’anagrafica tributaria dell’Agenzia delle Entrate e con l’incrocio di dati anagrafici di alcuni database sofisticati, sono stati scoperti 1790 autonomi che non avevano mai presentato una dichiarazione fiscale, pur avendo introiti superiori a 50000 euro.

Il fisco, in questi anni, punterà soprattutto sul controllo dei lavoratori autonomi e sulle operazioni delle piccole medie imprese. Gli strumenti, per combattere l’evasione fiscale sono:

  • il software Amico Plus;
  • la banca dati fiscale Cete;
  • la piattaforma web Pigrecoweb;
  • lo spesometro;
  • il software Ancore;
  • le informazioni di Infocamere;
  • la banca dati Merce per il monitoraggio degli scambi commerciali.

Pignoramento del conto corrente?

L’Agenzia delle Entrate da diversi anni, ha registrato sulla propria anagrafica fiscale, tutti i conti correnti, i fondi e tutti gli strumenti finanziari, in possesso dei cittadini, depositati presso gli Istituti di credito o presso la posta. L’Agenzia entrate di riscossione può pignorare i beni immobili e mobili del debitore e solo per ultimo i conti correnti, senza alcuna autorizzazione da parte del giudice.

Questo vale solo per i debiti con il fisco ed il contribuente deve essere avvisato, prima dall’Agenzia di riscossione (60 giorni dalla notifica della cartella) e dopo dallo stesso Istituto bancario o postale (60 giorni per pagare ed evitare il prelievo forzoso).

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